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Michele è, per sua stessa orgogliosa definizione, "uno stronzetto viziato egoista" il cui unico obbligo è "rendersi la vita spensierata a profusione". L'uomo ha "la pretesa di decidere del suo destino: mica posso essere me stesso": infatti è un meccanico calvo e senza un soldo, ma si reinventa sui social ricco seduttore grazie ad un vistoso parrucchino e ad alcune auto di lusso prese a prestito dai clienti della sua officina, naturalmente a loro insaputa. Il suo motto è "I don't give a fuck" e si dichiara favorevole "alla disuguaglianza ingiustificabile", discriminando praticamente tutti, in particolare ne(g)ri e immigrati. Ma il destino cospira contro di lui, e un viaggio di lavoro a Budapest si trasforma da gita di piacere in incubo: Michele si ritrova senza documenti, smartphone e auto di lusso, e viene scambiato per un clandestino. Inizia così il suo calvario fra centri di respingimento più che di accoglienza e distretti di polizia programmaticamente ostili allo straniero. I suoi unici alleati saranno un medico e una bellissima donna africani che vanno in cerca di una vita migliore, invece che "spensierata a profusione".
"La regia di Lando è allo stesso tempo il pregio e il limite di 'Scappo a casa': perché se da una parte Lando tende a ingabbiare i suoi personaggi in uno schema narrativo rigido e del tutto privo di mezzi toni, dall'altra permette a Baglio, artista sinceramente anarchico, di liberarsi da ogni costrizione. Dunque anche se 'Scappo a casa' è girato secondo una grammatica filmica elementare e costellato di macroscopiche implausibilità, il talento comico naturale di Baglio giganteggia sulla povertà cinematografica e finisce per travolgere struttura narrativa e battute puerili con geniali improvvisazioni e una carica umana insopprimibile.
(mymovies.it)
"Si parte dagli estremi per arrivare al centro. La storia di Scappo a casa racconta di un uomo estremamente superficiale, donnaiolo e vanesio che subisce a Budapest il furto dell'auto, dei documenti e del telefono. L'altro estremo che tocca è quello di essere scambiato per un immigrato tunisino, finendo in un centro di accoglienza per clandestini. Nel mezzo c'è il cuore del racconto che si riassume in una domanda: se provassimo a metterci nei loro panni? Aldo Baglio, alla prima sortita in solitaria senza i compagni Giovanni e Giacomo, è protagonista (e co-sceneggiatore) di questa commedia tutt'altro che banale. L'attore riesce a mantenere un equilibrio tra il suo abituale registro comico e il tono del film che non vira mai sulla farsa. Il merito va anche al regista Enrico Lando, bravo a tenere i piedi in un territorio familiare per il pubblico ma senza imboccare sentieri già percorsi".
(comingsoon.it)