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1951. Africo è un paesino arrampicato sulle montagne dell'Aspromonte i cui abitanti vivono ancora "cumm'e bestie", senza elettricità, acqua corrente, un medico condotto o una scuola. Il sindaco della marina, cioè il paese al mare, fa loro promesse di ammodernamento che regolarmente non mantiene, e gli africoti decidono di aiutarsi da soli costruendo una strada che colleghi il paese montano alla marina. Nel frattempo è giunta ad Africo una maestra di Como che non ha intenzione di andarsene come chi l'ha preceduta perché ha scelto di rendersi utile dove c'è più bisogno. La maestra comincia a relazionarsi con gli abitanti: i bambini innanzitutto e poi tutta la comunità, fra cui spiccano il leader naturale Peppe, il combattivo Cosimo e il "poeta" Ciccio, anima contemplativa che intuisce il valore dell'istruzione anche se non ne ha mai ricevuta una. Ma il tentativo della comunità di migliorare le proprie condizioni ha vari nemici: dalle istituzioni al prepotente locale, Don Totò, che non vogliono che Africo partecipi alla (già lenta) evoluzione del Paese. Ciascuno rappresenta i freni che hanno tenuto il Sud lontano dal progresso: la politica, la criminalità più o meno organizzata, e le forze dell'ordine al servizio dell'una e al soldo dell'altra.
"La prima parte dell’opera è veramente brillante e ben costruita. Il tono del racconto è leggero e quasi da favola, complice una cornice bucolica perfetta con una serie di facce vere di ogni età. Con l’avanzare della narrazione i toni diventano più drammatici e deviano sul realismo, rappresentato dal potere statale violento e da Don Totò, un piccolo boss locale dominante interpretato da Sergio Rubini".
(ecodelcinema.com)