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Eventi e speciali

Odissea Penelope

Odissea Penelope

Teatro della Città

Appartiene a...

Informazioni utili

  • Categoria: Teatro
  • Data: 06/03/2020
  • Dove: Galatone
  • Indirizzo: Teatro comunale -Via Diaz, 48
  • Orario: 21.00

Odissea Penelope

Con Iaia Forte. Drammaturgia e regia Giuseppe Argirò

Liberamente ispirato all’Odissea di Omero, lo spettacolo di portata affabulatoria che si radica nell’impegno civile, è un viaggio ironico e struggente attraverso i luoghi visitati da Ulisse e raccontati dalla voce femminile di Penelope, Iaia Forte che con abile trasformismo vocale, veste i panni dei personaggi coinvolgendo gli spettatori nel gioco teatrale delle diverse metamorfosi. Gli eroi omerici, attraverso la riscrittura e la regia di Giuseppe Argirò, diventano grotteschi, brillanti; privati della loro antichità rinascono moderni e profondamente umani in un’interpretazione che si avvale di un repertorio musicale, particolarmente accattivante e sofisticato, con i brani di Debussy, Chopin, Skrjabin, Tiersen, Nyman,Schumann, Piazzolla. “Lo spettacolo è affidato esclusivamente alla forza interpretativa dell’attrice e alla carica espressiva della musica, frutto di un’operazione drammaturgica che considera una voce esclusiva per le molteplici sfaccettature. Penelope, nel suo viaggio affabulatorio, attraverso la drammaturgia che propone un’unica voce a ripercorrere le peripezie di Ulisse e tutti i personaggi da lui incontrati, diventerà di volta in volta, il Ciclope, la Maga Circe, le Sirene incantatrici. Alla voce recitante fa da contrappunto una partitura musicale estremamente accattivante dal fascino contemporaneo; un pianista in mezzo all’oceano interpreta musicalmente il viaggio di Odisseo e l’attesa di Penelope, come se si trovasse in un luogo senza tempo”. Odissea Penelope, che racchiude nel titolo la sua necessità d’essere anticipando il punto di vista tutto al femminile dell’attesa, esprimendo la rivendicazione del dolore, dell’abbandono e della solitudine, rclama il diritto della donna ad esistere, a chiamarsi con un nome proprio, affermando un’ identità che non può essere decisa a priori da nessun sistema culturale. Nella memoria si consuma la violenza. Rimane il dolore muto e silenzioso che nega qualsiasi forma di rimozione ritrovando, nella parola e nel teatro, l’unica forma di rappresentazione possibile.”


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