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I Luoghi di Renata

I Luoghi di Renata

E' stata inaugurata domenica 14 ottobre nel frantoio ipogeo (Piazza Cito, alle 11.15) di San Cassiano (Le) la mostra fotografica dedicata a Renata Fonte. Realizzata nell’ambito del Festival "La Notte della Taranta" dedicato al paesaggio e promossa dall’associazione "ConTatto onlus" di San Cassiano, la mostra è un viaggio fotografico curato da Palo Laku con la ricerca giornalistica di Gabriella Della Monaca che esplora la natura e l’intima solitudine di Renata, l’assessore alla Cultura e alla Pubblica istruzione di Nardò, uccisa il 31 marzo del 1984, per la difesa estrema della sua terra. Alla speculazione edilizia e alla minaccia di cementificazione dell’incantevole baia, Renata Fonte oppose la cultura della bellezza e della salvaguardia dell’ambiente. All’incontro inaugurale nella sala consiliare del Comune di San Cassiano, erano presenti le figlie di Renata, Sabrina e Viviana Metrangola, e i rappresentanti dell’associazione "ConTatto". La mostra sarà ospitata presso il Frantoio ipogeo fino al 4 novembre.

La sequenza di immagini di Paolo Laku restituisce lo sguardo di Renata, attraverso la testimonianza delle figlie Sabrina e Viviana, sui luoghi che hanno determinato le scelte nella sua breve vita. Si parte da Fiumefreddo di Sicilia, in provincia di Catania, dove Renata ha atteso il ritorno nella sua casa, il Salento, guardando il mare, gli scavi archeologici di Torrerossa, la natura incontaminata sugli argini del fiume che diventerà Riserva Naturale nel 1984, anno in cui la giovane mamma venne assassinata. Da piazza Salandra al teatro comunale di Nardò, i luoghi di Renata, sono piazze d’incontro e condivisione di valori: le battaglie sociali e civili al fianco del prozio Pantaleo Ingusci, insigne storico mazziniano neretino, l’ascolto delle donne e dei minori, le parole pronunciate dai microfoni di Radio Nardò Uno. Sono luoghi di intima felicità nell’estate salentina a Santa Maria al Bagno tra il sorriso delle sue bimbe e il brusìo del mare. Sono luoghi di lettura: telegrammi, lettere di studenti, disegni di bambini che nel 1978 si mobilitarono per salvare Porto Selvaggio. Un movimento spontaneo che spinse Renata a credere che anche l’ultima battaglia contro la minaccia di cementificazione del paradiso selvaggio sarebbe stata vinta. Sono luoghi di ricerca di verità. Il tassello mancante nella storia di una donna che continua a vivere in ogni sguardo che si affaccia su Porto Selvaggio.

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