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Bertrand è depresso, non lavora da due anni e si consuma sul divano. Poi un giorno si tuffa in piscina e il mondo finalmente gli sorride. Come Delphine che lo arruola nella sua équipe di uomini sull'orlo di una crisi di nervi. Ex campionessa di nuoto sincronizzato a coppia, Delphine allena una squadra maschile per passare il tempo e chiudere col passato: una carriera interrotta bruscamente dall'incidente della sua partner. I suoi allievi non stanno molto meglio: Bertrand è rassegnato, Laurent è adirato, Marcus indebitato, Simon complessato, Thierry stonato. Ma insieme si sentono finalmente liberi e utili. Partecipare a una gara di nuoto sincronizzato in Norvegia, diventa il loro obiettivo.
Lellouche firma un film generoso e inventivo che non ha paura di fare i conti col corpo che cambia e coi bilanci inclementi dell'età. "Al centro della commedia piazza la vulnerabilità esistenziale e lo specchio d'acqua in cui rifletterla e riflettere i profili dei suoi protagonisti, tutti in ambasce con la gestione dei figli, del lavoro, del matrimonio, delle relazioni, dell'avvenire. Insieme formano una squadra di sirene amorfe che riusciranno nell'impresa grazie alla loro volontà e al potere idealizzante del cloro".
(Mymovies.it)
"Le descrizioni e le caratterizzazioni dei vari personaggi danno la possibilità al regista (anche attore, una delle più belle facce di bronzo del cinema francese) di variare di continuo i toni del film, passando dal familiare al farsesco, dall’intimismo al grottesco, alternando le gag più buffonesche ai momenti di complicità maschile, in cui confrontarsi con i limiti della mascolinità alle soglie dei 50 anni e col rapporto con il femminile, con “la ragazza che è in noi” (bellissimo il dialogo tra il padre rocker e la figlia in mensa). E sono questi ultimi momenti le cose migliori di 7 uomini a mollo, quando la scrittura di Lellouche e il gioco di protagonisti come Amalric, Canet, Poelvoorde, Anglade, Efira, Bekhti e non solo (in pratica la nazionale francese della recitazione) riesce a supplire alle farraginosità della struttura e all’humour non sempre travolgente, sottolineando l’elegante lavoro formale del regista, ricercato nelle luci, nelle inquadrature, in certi movimenti di macchina, nel montaggio".
(Cinematografo.it)