Marco Baliani
in
FROLLO
di
Marco Baliani e Mario Bianchi
Marco Baliani ha sempre spiegato quale sia la logica che stimola il suo essere narratore, sottolineando come il suo percorso teatrale sia stato segnato dallo stupore e dall'incantamento. Questa sua intatta capacità di provare e suscitare meraviglia, coltivata anche grazie alla formazione con il teatro-ragazzi e all'attività didattica, Marco cerca di trasferirla sia al pubblico, in qualità di attore, che ai giovani attori che guida nel proprio lavoro. Baliani si trasforma sul palcoscenico in un corpo narrante, che genera a sua volta racconti, scopre forme e sostanze, rende visibile l'invisibile, portando lo spettatore oltre i luoghi dell'altrove, quell'altrove ove sia possibile fare esperienza di altri mondi, di altre parole e di altri orizzonti.
Per riuscirci servono occhi bambini, occhi capaci di sfuggire all'uniformità schiacciante in cui questo nostro mondo sembra precipitare con voluttuoso accanimento. Cercare quegli occhi, che si portano dietro altre orecchie e sensi e tatti e profumi e memorie, fa parte della ricerca dell'attore, ed è quello che dà senso al suo esistere come artista. In fondo si racconta sempre un po' per non morire.
In una scenografia come sempre nuda. Baliani, attraverso mimica, gestualità e il solo uso della voce, riesce a coinvolgere anche lo spettatore più distratto, dando vita ad una moltitudine di visioni e ad una narrazione che cresce man mano in intensità e vigore.
Frollo, scritto a due mani con Mario Bianchi, narra di un bambino di pastafrolla che diventerà umano attraverso un viaggio di iniziazione che lo porterà a superare prove di coraggio e di privazione. La storia si svolge dentro mille ambienti, una pasticceria, un bosco, una sala da concerto, un nido d'aquila, in riva al mare, tra re divoratori e vecchie sapienti in un caleidoscopio di avvenimenti che le parole di Baliani rendono visibili agli occhi.