Questo portale non gestisce cookie di profilazione, ma utilizza cookie tecnici per autenticazioni, navigazione ed altre funzioni. Navigando, si accetta di ricevere cookie sul proprio dispositivo. Visualizza l'informativa estesa.
Dalle "Operette morali" di Giacomo Leopardi
De revolutionibus - Sulla miseria del genere umano
La "miseria", valore e insieme condanna
Due attori comici con un carro di Tespi, in una partitura raffinata di gesti e parole, giocano i personaggi di due "Operette morali" di Leopardi - "Il Copernico" e "Galantuomo e Mondo" - per giungere ad amare e ironiche riflessioni sulla nullità del genere umano. Uno spettacolo sulla "miseria" intesa come valore e insieme condanna. Se ne "Il Copernico" l'uomo, ricollocato ai margini dell'universo, può sperare nell'arte poetica, dunque nel rivoluzionario mirare alla profondità della propria miseria, in "Galantuomo e Mondo" la rivoluzione procede al contrario e diventa involuzione, disegnando gli estremi d'un freddo quadro di miseria.
La prima "Operetta infelice e per questo morale" si ribalta lasciando il posto ad una "Operetta immorale e per questo felice". Lo spettacolo è il trionfo del gioco teatrale povero, quello del saltimbanco il cui fine è sempre la "meraviglia". Ma spenti i lumini e staccata la musica, emerge l'assassinio ormai universalmente compiuto della dignità umana, teatrino per i giochi di una natura "mondana". Carullo e Minasi giocano con i mezzi del teatro e con lo spettatore, al quale si rivolgono apertamente. Qualsivoglia pretesa illusionistica è abolita: gli attori interagiscono con il pubblico e dialogano con le musiche. Infatti, il loro teatro è un artigianale teatro in azione. La compagnia siciliana supera ogni aspettativa con un apologo filosofico in un lavoro di grande semplicità formale nonostante un testo arcaico, straniero al teatro, come le Operette morali di Leopardi.
Di e con Giuseppe Carullo e Cristiana Minasi, scene e costumi Cinzia Muscolino, scenotecnica Pierino Botto, disegno luci Roberto Bonaventura, assistente alla regia Veronica Zito, produzione Carullo-Minasi / Federgat, spettacolo vincitore Teatri del Sacro 2015.
Durata: 60 minuti
Nel foyer, dopo lo spettacolo, la Compagnia incontra il pubblico.