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Di scena, i 3 spettacoli finalisti
Premio Marcello Primiceri
Il programma
Si parte, dunque, giovedì 6 agosto con Santi, balordi e poveri cristi, spettacolo teatrale di affabulazione e musica di e con Giulia Angeloni e Flavia Ripa. Il filo conduttore che tiene insieme i racconti si fonda su due donne, due cantastorie, fuggite da un circo nella speranza di liberarsi dei fenomeni da baraccone con i quali si trovavano costrette a convivere. Tutti i personaggi che incontreranno per via, nel disperato tentativo di prendere contatto col tanto agognato mondo reale, si riveleranno però ancora più bizzarri dei colleghi del circo da cui erano fuggite. E sarà proprio attraverso le storie di questi personaggi strampalati che le due narratrici tenteranno di cantare quello che della realtà hanno imparato.
Venerdì 7 agosto, in scena l'inedito Andrea di e con Lorenzo Paladini su testo di Giulia Madau. Andrea è un ragazzo autistico di 26 anni. Attraverso la lettura, unico veicolo di realtà cui fa affidamento, esplora le profondità del proprio mondo e le conflittualità con la famiglia e l'ambiente esterno. Con delicata ingenuità e profonda sensibilità ripercorre tappe fondamentali della propria vita, che lo hanno condotto ad una totale, seppur reversibile, chiusura interiore. Questa immersione nella propria anima lo porterà a riscoprire il valore di ciò che credeva di aver perso.
Sabato 8 agosto, ultima serata con "Il bradipo e la carpa", adattamento scenico di "Due Eroi in Panchina" di Roberto Quartarone con drammaturgia e regia di Antonio Carnevale in scena con Riccardo Stincone. È il 6 febbraio 1945, prime luci del mattino. Un plotone d'esecuzione nazista, pochi giorni prima che Budapest venga liberata, fucila due allenatori di cal- cio: Géza Kertész e István Tóth-Potya, entrati da un paio d'anni nella resistenza ungherese e colpevoli di essersi opposti i nazisti per salvare resistenti ed ebrei. I due sono amici da tempo, hanno giocato insieme sui campi sterrati di inizio Novecento con la maglia Ferencváros e si sono ritrovati in Italia come allena- tori, tra i più apprezzati della "scuola magiara": Géza sulle panchine di Cata- nia, Atalanta, Lazio e Roma, István su quelle di Triestina e Inter. Rientrati a Bu- dapest, fino ad allora "semplici" allenatori, decidono di sacrificare la loro gloria sportiva per aiutare numerosi ebrei a mettersi in salvo o a fuggire dalle perse- cuzioni naziste. E vi riescono, fino alla loro ultima tragica alba.