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Eventi e speciali

Iancu, un paese vuol dire

lucia baldini

In prima nazionale nella Lingua Italiana dei Segni

Informazioni utili

  • Categoria: Teatro / Spettacoli
  • Data: 23/09/2011
  • Dove: Lecce
  • Indirizzo: Cantieri Teatrali Koreja-Via Guido Dorso, 70
  • Costo: € 20 per i sostenitori del progetto; intero euro 12, ridotto euro 8
  • Orario: 22,00
  • Telefono: 0832-242000 / 240752
  • E-mail: info@teatrokoreja.it
  • Sito web: http://www.teatrokoreja.it

In prima nazionale
IANCU

nella
Lingua Italiana dei Segni
LIS

Koreja e Fitzcarraldo
insieme per un
TEATRO ACCESSIBILE


Straordinario evento promosso da ARTLAB11 Fondazione Fitzcarraldo onlus e Cantieri Teatrali Koreja di Lecce che per la prima volta propongono uno spettacolo accessibile anche ad un pubblico sordomuto.

Andrà in scena in prima nazionale venerdì 23 settembre alle ore 22.00 la versione con traduzione LIS (Lingua Italiana dei Segni) di IANCU, un paese vuol dire il nuovo lavoro di Fabrizio Saccomanno con la regia di Salvatore Tramacere.
Questa volta, Fabrizio Saccomanno sarà affiancato in scena da un’attrice d’eccezione, la traduttrice Serena Perrone, che racconterà con la Lingua dei Segni ricordi ed emozioni racchiusi nel testo di Francesco Niccolini.

La produzione con traduzione in LIS e la prima dello spettacolo, sono finanziati interamente dalla vendita dei biglietti, in particolare grazie ad alcune aziende e organizzazioni di categorie.

Iancu è il racconto di una giornata, una domenica dell’agosto del 1976 in cui la grande Storia, quella con la S maiuscola, invade la vita e le strade di un paese del Salento. Un famoso bandito, fuggito dal carcere di Lecce due giorni prima, è stato riconosciuto mentre si nasconde nelle campagne del paese. Inizia così una tragicomica caccia all'uomo che coinvolge un po’ tutti, bambini compresi. Ma questo non è solo il racconto di una giornata. E’ il racconto di un’infanzia e degli inganni e le illusioni che la circondano. Ed è soprattutto il racconto di un’epoca.
Attraverso gli occhi di un bambino di otto anni viene ricostruito il mosaico del ricordo: uno strano e deformato affresco di quegli anni nel profondo Sud. Un sud che oggi non c’è più, piazze e comunità che si sono svuotate e si sono imbarbarite, o sono state svendute.
Con quegli occhi a volte spalancati, altre socchiusi, altre ancora addormentati e in sogno, si racconta un mondo, frammenti di storia e di uomini e di donne, di battaglie tra bande e rivali e giochi pericolosi.
Nessuna cartolina, nessuna nostalgia: è un mondo duro, cupo, eppure comico e grottesco. Un mondo fotografato un attimo prima di scomparire.
Un mondo di figure mitiche, contadini, preti, nonni, libellule, giornaletti e una gran voglia di diventare grandi, chissà poi perché.

progetto Fabrizio Saccomanno
testo Francesco Niccolini e Fabrizio Saccomanno

con Fabrizio Saccomanno
regia Salvatore Tramacere
scenografia Lucio Diana
cura tecnica Mario Daniele, Angelo Piccinni
cura della produzione Laura Scorrano
organizzazione Franco Ungaro
traduzione in LIS a cura di Serena Perrone
grazie a Giulio Petruzzi e alla comunità di Tuglie (Le)


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