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Personale
La rassegna dell'esposizione nell'ex Convento I Teatini di Lecce di Max Hamlet Sauvage recupera fatti e protagonisti di scottante attualità nelle sue metafore-zoomorfiche, calandole in un'atmosfera da sogno, sottratta al consueto linguaggio dei mass-media e depurata dalle connotazioni più turpi, della cronaca quotidiana e riproposta sulla tela in termini pittorici e plastici anche nella sua terza dimensione scultorea.
Pittore, scultore, incisore e fotografo, il poliedrico artista Max Sauvage è artefice di un linguaggio narrativo e stilistico singolare, sospeso tra recuperi pop-surreali e metafisici. Le sue figure ibride ci ricordano gli Archetipi dell'antico Egitto. La traslazione di un mondo fantastico popolato da creature alate conferisce allo spettatore a riflettere sulle aberrazioni del mondo odierno, sulle tragedie quotidiane, procurate da inettitudine, disagio sociale di questa smargiassata società e ignoranza. L'artista salentino ci offre una mostra di dipinti e sculture inedite in esclusiva regionale, dopo le sue tante mostre in Europa.
La mostra personale e antologica di Max Harniet Sauvage rientra in quella doverosa attenzione nei confronti della creatività salentina fortemente voluta e praticata da questa Amministrazione, sin dal suo insediamento. L'artista di origine gallipolina, per molti anni a Milano, ha operato da sempre nella più ampiapluralità di mezzi espressivi: dalla pittura alla scultura, alla fotografia, alla performance, e all'interno di una tematica, al tempo stesso, surreale, e metafisica, trovando consensi di critica e di pubblico. Come possono testimoniare gli scritti di tanti studiosi, primo fra tutti Pierre Restany che volle definirlo "surrealista di natura, come lo è la vita". Oggi quel suo mondo che qualcuno ha voluto identificare quale " bestiario zoomorfico-metropolitano", ricco di riferimenti cultiturali e di riflessioni che trovano il loro incipit nelle proprie radici mediterranee e nella storia dell'arte moderna e contemporanea, viene proposto negli spazi storici del Castello di Carlo V, a riprova di una coerenza operativa e di una tematica sempre affascinante, tra rimandi, allusioni e denunce, oltre che tra realtà, mito, utopia ed eros.
Paolo Perrone 2013