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E libera non nacqui

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Eliana Forcignanò presenta il suo libro

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E libera non nacqui

Nell'ambito della rassegna "Li Santi Numi"

Proseguono le presentazioni delle pubblicazioni targate "I Quaderni del Bardo" di Stefano Donno con l'autrice Eliana Forcignanò che, oggi, farà tappa alla libreria Ubik - nell'ambito di "Li Santi Numi" - per presentare il suo volume dal titolo "E libera non nacqui” (iQdB/Salento d’esportazione).

All'incontro, oltre all'autrice, interverrà la filosofa Graziella Lupo Pendinelli.

La poesia di Eliana Forcignanò è attraversata da un concerto di voci differenti che s’intersecano in un equilibrio armonico, si puntellano a vicenda in un controcanto che dà al lettore un senso di vertiginosa precarietà, rispecchiando, in questo modo, l’esibito disagio interiore dell’autrice. Al ‘referto’ di una lucida e spesso cinica autoanalisi si sovrappone la naturale inclinazione per una postura iniziatica, coltivata attraverso la lunga confidenza con la scrittura di Claudia Ruggeri, cui è dedicata la poesia che apre la raccolta. A un ritmo ‘jazzato’ fa da contrappunto una predominante intonazione elegiaca, col conseguente recupero di arcaismi e di un armamentario retorico ora intenzionalmente desueto e classicheggiante, ora baroccamente sovraccarico di sillogismi e di allitterazioni. "In questo suo continuo gettar semi per poi nasconderli, è come se l’autrice volesse invitare il lettore nel suo giardino privato, che è assieme lucente e tetro, e cioè nella parte di sé più segreta; ma poi è come se innalzasse attorno a quel giardino, per complicarne o comprometterne l’accesso, un intricato groviglio di rovi. Eliana Forcignanò chiarisce che l’urgenza della sua poesia è giustificata e sorretta da un’istanza che non è di ordine intellettuale, ma sensuale; e che la cogente necessità di quest’ultima non può che essere depistata, per una sorta di pudore, attraverso lo schermo della prima, oppure attraverso il paziente esercizio della scrittura: «e la strada della scrittura la percorro / per tacere il vuoto della fede in te / dio della secca che mi trascini / contro lo scoglio e mi scavi la notte»; «Non scrivo di getto / m’inforco il verso all’uncinetto / scavo nelle asole i bottoni / mi cucio addosso le ossessioni». I continui rimandi a un repertorio filosofico e psicoanalitico (autori, temi, lessico: Kant, eone, Kierkegaard, darwinismo, Zenone, il prediletto Jung, ecc.) funziona, allora, più che come vezzo stilistico o ricerca di punti fermi, come un’ulteriore e rassicurante maschera dell’io, che se da una parte rinvia il momento della sua ostensione piena e completa, dall’altra permette all’autrice di prolungare il ricamo attorno al vuoto del suo privato e annientante ‘inferno’. (Simone Giorgino)

Ingresso libero


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