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Roma, 1952. Il giovane funzionario ministeriale Furio Momenté viene convocato dal suo superiore per una questione delicatissima. In Veneto, un minore ha ucciso un coetaneo convinto di uccidere il diavolo. Per motivi elettorali la questione va trattata in modo da evitare scandali. La madre della vittima è molto potente e, da sostenitrice della causa della maggioranza politica, ha cambiato opinione assumendo una posizione assai critica nei confronti della Chiesa e di chi politicamente la supporta. Il compito di Momenté è quindi quello di evitare un coinvolgimento di esponenti del clero nel procedimento penale in corso. Durante il lungo viaggio in treno, Momenté legge i verbali degli interrogatori condotti dal giudice istruttore, a partire da quello del piccolo assassino, Carlo. La realtà che comincia a dispiegarglisi davanti è complessa e sinistra, ma le cose, una volta che si troverà sul posto, si dimostreranno ben peggiori.
"Con 'Il signor diavolo', Avati azzecca praticamente tutto e crea un altro dei suoi capolavori gotici ricchi di sfumature e di significati evidenti o reconditi".
(mymovies.it)
"Un sorprendente ritorno del regista bolognese al genere horror, che aveva affrontato quasi quarant'anni fa con esiti memorabili come il cult La casa dalle finestre che ridono, e che sembrava sempre aver considerato con un po' di sufficienza rispetto ad altri suoi lavori. Tratto dal suo romanzo omonimo (modificato nel finale per sorprendere anche i lettori), è un tuffo all'indietro, cronologicamente e tematicamente, in quel gotico padano che contraddistingue il cinema di genere avatiano. Per noi è una scommessa vinta, a partire dal ritorno degli attori che hanno interpretato molti dei suoi primi lavori, per proseguire con la riuscita creazione di un'atmosfera di inquietudine che resta appiccicata addosso. Forse meno terrorizzante dell'horror del 1976, è in ogni caso un'opera in nero piccola e pregiata, che farà felici i fan e sorprenderà chi non conosce questo aspetto del cinema di Pupi Avati". (comingsoon.it)