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Emma (Valeria Golino) ha perso la vista a sedici anni, ma non si è lasciata inghiottire dall'oscurità. Il colore nascosto delle cose apre uno spiraglio nel suo mondo ovattato, cangiante, ritratto con profondità e immaginazione da una mente spigliata e irriducibile. Segue i suoi passi corti e incerti lungo le strade accidentate della città, guidata dal bastone bianco che non l'abbandona mai, come la consapevolezza che ogni giorno è una battaglia con qualche inaspettata sorpresa nel mezzo. L'incontro con lo sfuggente Teo (Adriano Giannini) è una delle sorprese che la vita le riserva nel finale, come risarcimento di un divorzio recente più che di un handicap assimilato. Teo è sicuro, avvenente, egoista, concentrato soltanto sulla carriera di "creativo" per un'agenzia pubblicitaria dalla quale non stacca mai, grazie a tablet e cellulari che lo tengono in perenne e compulsiva connessione con il mondo. Lui, che salta da un letto all'altro scivolando fuori alle prime luci dell'alba, avvicina l'osteopata per gioco e per scommessa, incuriosito da quella donna originale che coglie le sfumature delle cose senza riuscire a tracciarne i contorni. Una ventata di leggerezza li sorprende, ma quel galleggiare in allegria bruscamente finisce. Ognuno torna alla propria vita, anche se niente sarà più come prima.