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Antonio è figlio di emigranti. Dopo la morte della madre viene affidato ad una coppia svizzero-tedesca ma i suoi problemi psicofisici lo porteranno all'espulsione. Viene mandato a Gualtieri in Emilia, luogo di cui è originario l'uomo che è ufficialmente suo padre. Qui vive per anni in estrema povertà sulle rive del Po fino a quando lo scultore Renato Marino Mazzacurati lo indirizza allo sviluppo delle sue naturali doti di pittore.
Recensioni
"Giorgio Diritti sceglie una messa in scena elegante e veritiera, curata nei minimi particolari negli ambienti - un'Emilia Romagna portata con maestria indietro nel tempo grazie alle scenografie di Ludovica Ferrario - nelle bellissime riprese nei boschi e sul fiume, nella scelta dei figuranti e dei comprimari, volti "veri" che sembrano usciti da un film di Ermanno Olmi o Bernardo Bertolucci, e nella suggestiva colonna sonora firmata da Daniele Furlati e Massimo Biscarini. Tutto questo, però, non riesce a restituire appieno il pathos, il sentimento di un'anima travagliata come quella di Ligabue e non basta la bravura indiscutibile di Elio Germano ad abbattere la distanza che si crea dal suo personaggio, nonostante le scene altamente drammatiche. Una regia "fredda" con continui salti temporali che impediscono di comprendere fino in fondo sia le cause di un disturbo così profondo in Ligabue sia la genesi della sua arte e i passaggi fondamentali che lo portano al successo come pittore, all'accettazione da parte dei compaesani e all'attenuarsi delle sue crisi".
(cinematographe.it)
"Il cinema di Diritti guarda il mondo dall'angolo prospettico dell'artista: la sua solitudine, il suo desiderio, la sua frustrazione nell'incomunicabilità. Dall'altra invece la rappresentazione, fin troppo elaborata, risulta piatta. Nel suo cinema, dopo i suoi due primi ottimi film, c'è stara un'evidente involuzione a partire da 'Un giorno devi andare'. Tra quel film e questo sono passati sette anni. Ma qualcosa li accomuna. Il viaggio spirituale di entrambi i protagonisti è carico di metafore che non lo liberano mai, anzi lo rendono più pesante. Da una parte l'Amazzonia, dall'altra il Po. Ma lo sguardo disperde in entrambi i casi la materia e gli elementi e diventa quasi esclusivamente illustrativo".
(sentieriselvaggi.it)