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Eventi e speciali

"Interni" - bipersonale di pittura Antonio Leo e Alessandro Mangione

Informazioni utili

  • Categoria: Mostre e mostre mercato
  • Dal 12/06/2010 al 25/06/2010
  • Dove: Lecce
  • Indirizzo: Officine Cantelmo, Viale De Pietro 12
  • Costo: accesso libero
  • Orario: lun-ven 8:00 – 20:00
  • Organizzatori: Ilaria Oliva
  • Sito web: http://www.equilibriarte.org/antoniologic
La mostra dal titolo Interni presenta la produzione più recente di due giovani artisti salentini, Alessandro Mangione e Antonio Leo, entrambi accomunati da studi effettuati presso l’Accademia di Belle arti di Lecce, benché con indirizzi specialistici differenti.
Il titolo dell’esposizione è decisamente evocativo: interno il mondo visto dietro una griglia filtrante e/o protettiva, come avviene in uno dei due filoni visivi dello stesso Mangione; interni i moti dell’anima delle figure “matissiane” di Leo.
Interni poi sono anche le ambientazioni di tutte le opere in mostra: divani, poltrone, per Mangione, colori cupi e vellutati; letti e coperte, con forte valenza protettiva, per Leo.
E in qualche modo lo sarà anche il percorso espositivo, ricavato all’interno dell’ampia sala congressi della struttura leccese, realizzato con un allestimento che svelerà lentamente le opere in mostra, come a passare da una stanza all’altra, in un lento svelamento, appunto, di interni.

Testi critici
Alessandro Mangione

Il senso nei sensi

Ordire una trama è un complotto, una cospirazione. Una resistenza paziente. Da ragno. Da predatore delle cose e della realtà. Di chi architetta un piccolo universo come una strategia.
È la tattica di chi trattiene, intrappola per necessità. Per gioco. Inesorabilmente.
Una congiura dei sensi: uno sguardo che forma e deforma, frammenta e ricostruisce , scorge e scorcia, riconosce e dimentica, desidera, seziona particolari infinitesimali come indizi. Aguzzi e penetranti come schegge di vetro.
Come il ragno stare in tralice, in obliqua intimità con la realtà, e in agguato.
Le mani che sfiorano, frugano, riconoscono, indagano, accarezzano non sanno perdere i sensi e il senso delle cose.
Si sta vigili, in allarme. La contaminazione, la confusione, la vertigine dei sensi. Come prima dell’amore.
La percezione è trasversale e molteplice, dilata, bisbigliando mancanze. Sfidando l’immaginario.
Nel lavoro di Alessandro Mangione il tessuto è concrezione sulla tela, si fa superficie contro la superficialità, pelle, pretesto, finzione reale e realtà finta. L’erotismo è la sensualità della materia, la fisicità della pittura.
Inevitabilmente permeabile e sommersa, ammiccante, la dialettica figura-sfondo sfugge, equivoca, travolgendo ogni riferimento conoscitivo. Guardare e toccare. Il senso nei sensi.
Trasparenze, decorazioni, arabeschi, trame dicono il piacere di perdersi, di svelare enigmaticamente ed eroticamente velando. Poi gambe di donna, tacchi, occhi di donna, corpi promessi, ombre, abbandoni assoluti, distrazioni e assenze di donna, seduzioni sottintese, immobilità serpentine da infinite sospensioni, sfrontatezze da incantatrice, peccati originali da perpetrare. Ancora. Poi ancora. Dentro le stanze dell’ intrigo dei sensi, resta lo smemorarsi nell’istinto.
Una femminilità che sa perdersi dietro un pensiero fugace , conosce il desiderio nell’attesa, la sacralità di un corpo che si offre giocosamente; conosce lo sguardo e le parole della sospensione . Sa scegliere il proprio abito.
Una femminilità multiforme si incastona nei tessuti, che diventano identità, individualità, come un tatuaggio, un segno sul corpo, una frase segreta di un codice intimo bisbigliata.
L’ ostensione di una regolarità irregolare, di una tentazione all’astrazione è stare in bilico tra la figura e il suo sacrificio. Tra maglie che non trattengono più.

Simonetta Angelini

OPERE DI ALESSANDRO MANGIONE
www.equilibriarte.org/alessandromangione


Antonio Leo:

“Accanto alla storia di un uomo si distende una striscia del colore dei suoi sogni. ”

Lasciatemi sognare, lasciatemi vivere nel mio punto di rottura. Dormire in un indaffarato risveglio o riposare nel perpetuo delle cose; sognare di vivere sotto una coperta di klimtiani colori o sposare carni shiliane in pulsanti e sanguigne venature di corpo. Vorrei dormire e nel contempo vedere il mio sogno per viverne le emozioni del continuo stupore; invece in un allegro tamburellare ritorno sempre in contatto con tutte le realtà presenti che so ancora ascoltare… riposare, dormire, agire, sognare, lasciarsi stare, abbandonarsi al caos creativo prodotto dal limbo, in quanto momento rigeneratore, in quanto vita, attimo pieno di dio, ingannevolmente improduttivo. Saper poi riportare la saggezza dei sogni e di tutte altre manifestazioni dell’inconscio ad un collegamento con i fatti del vissuto quotidiano, significa tener presente alla propria coscienza tutto un carico di simboli e di messaggi che usualmente abbisognano di una paziente metabolizzazione per essere svelati nel loro pieno significato. Non sono utopie, non sono bugie, non è sogno, non è reale; sono punti di connessione con tutto il loro carico espressivo che inducono ad uno stato sensoriale ampio, produttivo, in evoluzione. Questi corpi reagiscono dormendo poiché dormendo sono in posa e vivono tra l’io della veglia e l’io del sogno; lasciateli vivere per svegliarsi prima o poi al mondo o per abbandonarsi definitivamente al sonno, lasciateli pure rappresentare quel punto di indecisione, a volte equilibrato e armonico, lasciateli stesi da pennellate istintive e sicure come una striscia del colore dei suoi sogni continuamente da ripensare…

Ernesto Magnifico

 


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