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Eventi e speciali

"Sospesa è la notte" di Alberto Diso.

Alberto Diso

edito da Carra Editrice di Castrano

Informazioni utili

  • Categoria: Pubblicazioni
  • Data: 14/05/2010
  • Dove: Poggiardo
  • Indirizzo: Palazzo della Cultura piazza Umberto I
  • Costo: accesso libero
  • Orario: 19:30
  • Organizzatori: Comune di Poggiardo

ll libro narra la storia di un uomo solo e stanco che si avvia alla fine della propria vita ed ha “nella mente solo un passato malconcio e frastagliato,  difficile da ricomporre”. Il ritrovarsi come d’incanto in un posto sconosciuto, guidato da un’entità che non è di questo mondo, lo porta a vivere un’esperienza ai confini  della realtà: egli rivede sul computer i momenti più importanti della sua esistenza  e rivive suggestioni sepolte nel suo cuore.

«A quel tempo la concatenazione degli eventi e la loro implacabile successione mi era sconosciuta e così è rimasta per sempre.
La fatica della mente a volte distoglie il tempo, lo fa indietreggiare, e il pensiero più buio e profondo riaffiora in tutta la sua grandezza, schiacciandoti, inesorabilmente. In quel momento cerchi una via di fuga che non troverai mai, e quel pensiero ti seguirà… per tutta una vita…». Così Alberto Diso presenta il suo romanzo, Sospesa è la notte, incastonando nella triade eventi/tempo/mente il nostro ineffabile tentativo di fare ordine nella vita. Romanzo che l’autore presenterà sabato (alle ore 17) alla Biblioteca comunale di San Giuliano Milanese (Saletta Università della terza età, in piazza della Vittoria).
Quanto più sembra che ci avviciniamo alla comprensione degli avvenimenti e al dipanamento della matassa tanto più il filo ci sfugge dallemani e si prepara a tessere un nuovo traordinario ordito secondo i dettami imperscrutabili del caso. Eppure nel pieno del nostro vigore, fisico e intellettivo, ci siamo tante volte illusi che fossimo proprio noi con le nostre scelte, il nostro impegno, la nostra determinazione a indirizzare il corso della nostra vita, immaginata come un vascello fantasma, che lascia dietro di sé un mare di nequizia, di arretratezze ancestrali, di accondiscendenza nell’accettare un destino già scritto di sopercherie e di sopraffazioni. Questo
è in parte il sud descritto dall’autore nel suo libro. E proprio per scappare da questo destino di morte civile già segnato, in una scelta di riscatto individuale prima che sociale che il nostro protagonista abbandonerà, con il proposito di non più tornare, il paesino dei primi rudimenti, delle prime avventure sentimentali, delle prime rivolte contro un conformismo illusorio e perdente.
Alberto Diso non è nuovo alle fatiche letterarie.
Anzi. Già due anni fa aveva esordito con il romanzo L’ultima estate delle betulle bianche. Lì era la passione, un amore vissuto con pienezza di sentimento, qui è lo struggimento, un continuo dialogo con se stesso alla ricerca della verità. Testimone muta, confortante, incoraggiante, l’ombra della madremorta, che prova per il figlio, annichilito dai meandri della vita, una pena e un amore smisurato.

A volte sembra di vedere Pirandello quando, nel corso delle peripezie della vita, non trova di meglio che andare a visitare la madre, ormai morta, nella villa agrigentina abbandonata. Il dialogo immaginario si svolge nel soggiorno della casa, inondato dai rami fluttuanti dei limoni e degli aranci. Il titolo poi rimanda ad altre opere letterarie e teatrali che hanno al centro del loro racconto e rappresentazione la notte, col richiamo alla sua tenerezza o alla necessità che passi, che trascorra e ci transiti in una
mattina se non radiosa, almeno serena. Qui il protagonista, che ha ingaggiato con apparente successo una dura lotta con la vita, alla fine si rende conto che noi riusciamo a sopravvivere solo se ci aggrappiamo ai ricordi, a quelli puri, spensierati della fanciullezza, quando la musica, i giochi, i primi innamoramenti ci lasciavano preludere, tra le carezze dolci della madre, a un futuro radioso dove nessuno avrebbe impedito ai nostri sogni di realizzarsi.

Ecco che la sospensione si configura come uno stato d’animo d’attesa di eventi, che non sappiamo determinare, consapevoli che tra stanchezze, amarezze e illusioni stiamo per compiere la svolta, per raggiungere con una certa consapevolezza la meta nella pienezza del desiderio, ancora innamorati e meravigliati di questo mistero che è la vita. L’autore, come detto, presenterà il suo romanzo sabato a SanGiuliano, ospite dell’associazione culturale Peucetia.

La presentazione sarà accompagnata da immagini e video del Salento di Ornella Bongiorni e dalle musiche e canti salentini di Sasà. Introduzione di Liborio Laddaga, presidente di Peucetia e riflessioni di Angela Pellegrino e Paolo Rausa



È un viaggio interiore, appeso tra un fondale onirico e uno riconducibile all’autoanalisi, che scivola continuamente tra un esame di coscienza e una semplice resa dei conti con se stesso alla fine della vita.
Al centro del r o m a n z o “Sospesa è la notte” (Carra editrice; 14,50 euro) di Alberto Diso c’è una storia di un uomo, come tante altre, senza una sua reale particolarità, tranne quella che appartiene a tutti di essere unico.
L’autore sceglie un artificio per poter compiere questo viaggio a ritroso nella propria esistenza, sceglie in qualche modo un compagno di viaggio molto concreto e realistico, più che poetico. È infatti sul suo pc che tutto comincia ed all’interno di esso, come risucchiato dallo schermo, il protagonista del libro si incammina fino a trovarsi nella “stanza dei bottoni”, cioè dove in tanti computer scorrono le immagini della sua vita.
Tutt’altro che in linea con questa proiezione futuristica, tra il mistico e il fantascientifico, comincia qui in realtà un nostalgico guardarsi all’indietro verso quel piccolo mondo antico
che non c’è più. Torna il paese natìo, i volti puliti legati all’infanzia, le certezze legate alla sua famiglia e ai valori della seconda metà del Novecento, l’aleggiare di un senso di colpa
per gli affetti mai fino in fondo restituiti,ma soprattutto un’aura che illumina poi di un senso proprio tutto il testo, quella della figura materna in un’immagine sbiadita dalla precoce
scomparsa, ma eternata e idealizzata proprio da questa. È centrale, tra le tante semplici vicissitudini della vita del protagonista, il vuoto affettivo lasciato dall’assenza prematura della
madre, che rappresenta la sicurezza e la casa che sino alla fine lui cercherà.
Si sente poi in lontananza in questo libro una certa mentalità generazionale che evidentemente appartiene al protagonista e la cui presenza nella società si va consumando, ma per altri impera. È infatti centrale il senso del dovere, del sacrificio, del lavoro che dà prestigio, stabilità, autorevolezza nella vita. Di contro il Sud da cui il protagonista in qualche modo fugge, sembra apatico e vittima della propria indolenza, in una colpevole
perenne attesa di aiuto. Ecco la mentalità della medio alta borghesia, da un lato capace di riscattarsi e di crescere e dall’altro incline a puntare il dito contro la presunta inefficienza
degli altri o di chi non ce la fa e non rientra nel meccanismo economico che sembra dover essere necessario per una scalata sociale. Tuttavia il potere non dà completezza interiore e
l’uomo al centro del libro ad un certo punto se ne accorge.
Il viaggio di questa storia è un viatico di esperienze, molto personale alla fine e molto circostanziato.
C’è il passaggio emblematico legato alla paternità: distratta nella prima fase della vita quando il lavoro è la cosa più importante per un uomo, centrale verso il tramonto del proprio
egoismo e dell’esistenza stessa, quando guardare i figli significa avere una ragione di vita e di gioia concreta finalmente fuori da sé.
Quello che spicca poi rispetto alla letteratura contemporanea, è il ruolo dato alla figura femminile che sa di antico. Se è vero che qui tutti i rimpianti e tutti i desideri ruotano intorno
all’atteso abbraccio materno mancato e che quindi è preponderante su tutto questa figura femminile, è vero anche che anche le altre donne mantengono lo stesso ruolo lieve, silenzioso,  materno, celestiale, asessuato.


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