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Eventi e speciali

Pasolini e la Grecìa salentina

Pasolini e la Grecìa salentina

Evento dell'Istituto "Diego Carpitella"

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Pasolini e la Grecìa salentina

Prevista la proiezione del film documentario “Stendalì. Suonano ancora” di Cecilia Mangini

Un incontro per ricordare Pier Paolo Pasolini e il suo intenso rapporto personale e di studio con la Grecìa Salentina, l’interesse per le minoranze linguistiche, i dialetti e la visita ai cantori di Calimera. Interverranno Ivan Stomeo, sindaco di Melpignano e Luigi Chiriatti, direttore scientifico dell’Istituto Diego Carpitella. Letture a cura di Pierluigi Mele. Dopo il dibattito, la serata proseguirà con la proiezioni di “Stendalì. Suonano ancora” film documentario di Cecilia Mangini (Kurumuny 2005).

L’evento è organizzato dall’Istituto Diego Carpitella con il patrocinio della Regione Puglia.

Ingresso libero

La mattina del 21 ottobre 1975 Pier Paolo Pasolini tenne una lezione al Liceo Classico “Palmieri” di Lecce dal titolo “Volgar’eloquio”, nel pomeriggio invece si spostò a Calimera dove incontrò alcuni tra i cantori maggiormente rappresentativi della tradizione popolare del Salento. Questa fu la sua ultima apparizione pubblica; solo qualche giorno dopo sarebbe stato barbaramente ammazzato. Il segno più tangibile di Pasolini nella Grecìa Salentina è però il suo commento scritto al film documentario Stendalì della regista Cecilia Mangini. Il cortometraggio ritrae un lamento funebre contadino a Martano (Le), rendendo su pellicola l’istituto del pianto rituale che ha origini antichissime ed è sopravissuto nel Salento sino ai primi anni Sessanta del secolo scorso. Il testo delle lamentazioni salentine, cantato dalle donne di Stendalì e interpretato nel filmato dall’attrice Lilla Brignone, viene tradotto da Pier Paolo Pasolini che coglie e mette in evidenza la struttura “a piramide” dei canti di morte. Nel canto di Pasolini, infatti, è presente una tensione che sale gradualmente e che si sposa perfettamente con un montaggio serrato delle immagini. Pasolini metabolizza, in una personale opera di riscrittura del materiale, quel sentimento autenticamente popolare e umano che traspare dai volti dei protagonisti del filmato.


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