Regia e Coreografia
Simone Sandroni
Creazione/interpretazione
Martina La Ragione
Scenografia/costumi
Lenka Flory
"La fantasia priva della ragione produce impossibili mostri: assieme a lei è madre delle arti e origine di meraviglie." Francisco Goya
Partendo da questo presupposto,
Simone Sandroni ha deciso di realizzare una serie di ritratti, appunto
Portrait Series, per più danzatori e tenderà ad avere una conclusione d'insieme che prevederà l'incontro e lo scambio tra le storie che verranno raccontate.
Il ritratto che viene presentato è su
Martina La Ragione
Saranno la sua storia, la sua vita ad essere raccontate, partendo fin dagli inizi. Infatti Sandroni si è occupato di registrare, attraverso un'intervista vera e propria, e poi rielaborare gli episodi di vita vissuta e le caratteristiche predominanti della sua personalità attraverso uno stile ed un linguaggio drammaturgico fatto di danza, testo e canzone. Con il fine ultimo di "fissare" tutto ciò in un'immagine unica, magari anche in un solo gesto. Un racconto dove l'interprete è il protagonista assoluto, "immortalato" in maniera assoluta. Una sorta di biografia coreografica dove anche le idee e le aspettative per il futuro entrano prepotenti:
"Fare una figlia e chiamarla Morgana, che sia con i capelli scuri e gli occhi verdi azzurri" (Martina La Ragione).
nella stessa serata a seguire
CollettivoPirateJenny (Milano)
Vanity fair's Snow White
Concept
Elisa Ferrari Davide Manico Sara Catellani
Danza
Elisa Ferrari Davide Manico Sara Catellani
Tecnico regia
Marco Masello
Direzione musicale
Dario Congedo
Con il sostegno di
Mosaico Danza Torino per la direzione artistica
Natalia Casorati
"C'era una volta un'adolescente che, per motivi di famiglia, scappò di casa per fare da badante a sette uomini di bassa statura fino a quando, scampata a tre tentativi di omicidio ad opera di una sua parente acquisita, ebbe la fortuna di ritrovarsi sposa di un principe con il quale visse felice e contenta." Vanity fair's Snow White è un progetto di riscrittura per sovrapposizione. Tramandare una storia implica inevitabilmente un nuovo atto di creazione. Vuol dire omettere, sintetizzare, sostituire, enfatizzare e queste non sono operazioni innocue. Ogni storia ha il suo strascico di vittime. Quando più punti di vista vengono a contatto l'impatto può rivelarsi violento.