Omaggio a Pasolini

I detenuti mettono in scena “PPP Passione, Prigione, Pietà e/o Porca Puttana Pasolini…”

Dopo sei giorni di programmazione, dodici repliche, quasi trecento spettatori e addetti ai lavori coinvolti, all'interno della Casa Circondariale "Borgo San Nicola" di Lecce, va in scena l'ultimo appuntamento con “PPP Passione, Prigione, Pietà e/o Porca Puttana Pasolini…”, nuova produzione di "Io Ci Provo", compagnia di attori/detenuti diretta dalla regista Paola Leone. Un omaggio a Pasolini, al suo essere uomo tra gli uomini con Maurizo Mazzei, Gaetano Spera, Fiodor Gjoni, Gaetano D’Elia, Giovanni Partipilo, Alfonso D’Oriano, Leonardo Costa, Tomas Barbetta, Alessio Spedicato, Luciano Nuccio, Daniele Falanga, Gregor Grembi, Gazmed Tota, Domenico Gentile e Fabio Rillo.

Lo spettacolo - che ha registrato ottimi consensi da parte degli spettatori (con molti messaggi e "recensioni" sui social network) e della critica presente - è messo in scena non sul palco del teatro del carcere, come per gli anni scorsi, ma in una sezione dell’Istituto Penitenziario. “PPP Passione, Prigione, Pietà e/o Porca Puttana Pasolini…” è una via crucis non ordinata, non sequenziale ma che indaga sulla pietà, sulla prigione, sulla passione, sui sentimenti, sui passaggi dall’adolescenza all’età adulta e che spia tra l’inconsapevole e il consapevole. La pietà, quella che non si è ottenuta, quella che non si è provata. La passione quella che non ti fa vedere altro da sè, quella che rende invincibili. La prigione, quella di cui siamo vittime senza peccare, quella dove il peccato deve essere espiato. Stanze che raccontano storie che custodiscono immagini, che evocano mondi sconosciuti, ragioni sconosciute, sentimenti conosciuti.

Il laboratorio “Io ci provo” guidato dalla regista Paola Leone prende il via nel 2011 all’interno della sezione maschile della Casa Circondariale “Borgo San Nicola” di Lecce, con l’intento di sperimentare un teatro politico che si racconta e ci racconta la società attuale, promuovendo il teatro come forma artistica e culturale capace di realizzare la sua vocazione storica di luogo di costruzione e formazione di una cittadinanza attiva, capace di includere, promuovere e valorizzare le differenze. Un esperimento riuscito, un esempio di buona pratica che lascia una traccia da seguire per costruire il cambiamento che permette di vedere la possibilità dell’impossibile. Nell’anno pasoliniano gli attori-detenuti si sono confrontati con il poeta e regista ucciso nel 1975.