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Della Compagnia "Ura Teatro"
Sangue di quella terra
Con Fabrizio Saccomanno
L’ormai consolidata rassegna estiva “Le strade della cultura” ospita la compagnia Ura Teatro e Fabrizio Saccomanno con uno spettacolo liberamente tratto dal libro "La guerra del vino" di Alfredo Polito e Valentina Pennetta. Dopo lo spettacolo seguirà incontro con gli autori del libro e degustazione di vini gentilmente offerta dalle "Cantine Conti Zecca".
Lo spettacolo. A 60 anni di distanza da quelle lotte contadine che, nella provincia di Brindisi e nei paesi del Nord Salento, segnarono intere comunità, diventa urgente e prezioso il processo di costruzione di una memoria collettiva, soprattutto se fondato sulla ricerca di una elaborazione condivisa. Lo spettacolo nasce con l’intento di contribuire a questo percorso che si ritiene assolutamente necessario soprattutto in questo delicatissimo passaggio generazionale in cui vengono meno i portatori viventi di memorie scaturite dalla partecipazione diretta agli eventi. Di storia e microstoria parlava Carlo Ginzbug, riferendosi non solo alla dimensione dell’oggetto della ricerca ma anche alla variazione della scala di osservazione, che permette di mettere a fuoco soggetti solitamente posti ai margini nella storiografia cogliendoli in rapporto a un contesto più ampio. In questo caso il contesto è il racconto della centralità del Salento nel mercato vinicolo nazionale per l’intero Novecento, a cui alcune sue comunità legano il rapporto non ancora del tutto superato con la morte di tre giovani vignaioli–tra cui una donna – avvenuta nel 1957 nel brindisino, a San Donaci, uno dei maggiori centri di produzione vinicola in Puglia. Qui, il 9 di settembre, la polizia apre il fuoco sulla folla: “stroncare sul nascere” è l’espressione usata dal ministro dell’Interno Tambroni nella sua circolare inviata nello stesso giorno ai prefetti di Puglia, Basilicata e Calabria per soffocare la protesta di vignaioli e braccianti dilagata in tutto il Salento a causa del prezzo d’acquisto delle uve da parte degli industriali del Nord – che col robusto vino pugliese “tagliavano” i più blasonati vini d’Italia – così basso da non coprire nemmeno le spese, che condannava un intero territorio alla miseria e alla fame.