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Eventi e speciali

"Une soirée parisienne"

duo

Stagione Concertistica del Conservatorio "Tito Schipa" 2015 - 2016

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  • Categoria: Concerti / Musica
  • Data: 21/02/2016
  • Dove: Lecce
  • Indirizzo: Biblioteca Roberto Caracciolo
  • Orario: 19.30

Stagione Concertistica
del Conservatorio "Tito Schipa" 2015 - 2016

"Une soirée parisienne"

Gianluca Belfiori Doro
contraltista

Filippo Farinelli
pianoforte

Proseguono con grande successo di pubblico gli appuntamenti musicali promossi dal Conservatorio "Tito Schipa" di Lecce. Domenica 21 febbraio 2016, nel salone rinascimentale della Biblioteca Roberto Caracciolo in Lecce (ore 19:30), si terrà una raffinata "soirée parisienne", un concerto di musica vocale da camera dal repertorio di Massenet, Milhaud, Poulenc, Satie e Rosenthal, a cura del contraltista GIANLUCA BELFIORI DORO e di FILIPPO FARINELLI al pianoforte.

La serata si aprirà con la mesta e lenta melodia di Élégie, per voce e pianoforte o violoncello, tratta dalle Vingt Mélodies (1872) di Jules Massenet, su versi di Louis Gallet.

Seguiranno Trois chansons de négresse (1935-36) per voce e orchestra da camera o pianoforte di Darius Milhaud, su versi di Jules Supervielle, nei quali una schiava africana canta del suo popolo deportato in Venezuela. In Mon histoire (la mia storia) la donna narra la miseria e l'umiliazione della sua condizione. In Abandonnée (abbandonata) la schiava vedova esprime la disperazione del suo lutto e racconta del meditato suicidio frenato dal dover allattare il proprio bambino. In Sans feu ni lieu (senza focolare né luogo), il sentimento è esteso a tutti i bambini che la lotta per la liberazione ha lasciato senza casa. Eseguite per la prima volta nel 1937 dal soprano Madeleine Grey, spesso scelta dai compositori francesi per le anteprime dei loro lavori, queste tre canzoni sono un esempio di semplicità, di efficace uso delle brevi frasi ripetitive dei canti popolari ascoltati in Brasile dal compositore.

Il programma proseguirà con Le bestiaire ou "Cortège d'Orphée" (1919) di Francis Poulenc, su poesie di Guillaume Apollinaire: Le dromedaire (il dromedario) - La chèvre du Thibet (la capra del Tibet) - La sauterelle (la cavalletta) - Le dauphin (il delfino) - L'ecrevisse (il gambero) - La carpe (la carpa). Questo ciclo di canzoni in miniatura, scritto da Poulenc all'inizio della carriera, non ha nulla di accademico, né sul piano del trattamento del testo né sul piano ritmico, melodico o armonico. Il poeta e il compositore giocano con l'apparente semplicità del bestiario, privo di gioia infantile, ma piuttosto venato di una sottile malinconia.

Le chemins de l'amour (le vie dell'amore) è un valzer per voce e pianoforte composto da Poulenc nel 1940, su testo di Jean Anouilh, tratto dalle musiche di scena della pièce Léocadia, con dedica all'attrice e cantante Yvonne Printemps.

Un'indolenza rigogliosa pervade Hôtel, affascinante e modernissimo brano di Poulenc, su versi di Guillaume Apollinaire, tratto da Banalités (1940): un testo spettacolare, fatto di piccole banalità, di stupidità assolute che fanno il nonsense della vita, in una camera d'albergo.

Je te veux (voglio che tu) è un valzer sentimentale, scritto nel 1897 da Erik Satie, su testo di Henry Pacory, in più versioni: per voce e pianoforte, per orchestra di ottoni e per grande orchestra.

Il concerto proseguirà con Daphénéo, n. 2 delle Trois mélodies (1916) di Erik Satie. Scritto dalla diciassettenne Mimi Godebska, già dedicataria del raveliano Ma mère l'oye, il testo è un breve dialogo, d'atmosfera lieve, giocato su un equivoco fonico che sembra provenire da un luogo e un tempo lontani e misteriosi: Chrysaline domanda a Daphénéo quale sia quell'albero i cui frutti sono uccelli piangenti. Questo immaginario onirico e bambinesco suggerisce a Satie sonorità spoglie e figurazioni ripetitive e cantilenanti che ricordano un carillon.

Chiudono la serata tre canzoni di Manuel Rosenthal, Grammaire (grammatica) - La souris d'Angleterre (il topo d'Inghilterra) - Le bengali (il bengalese), tratte dal ciclo di canzoni Chansons du Monsieur Bleu (1932), psichedelica mini-opera che si muove tra facezie e colore, stravaganze e poesia, per bambini, giovani e meno giovani.

 

 



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