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Piazza Duomo e i suoi tesori

Località: Lecce
Categoria: Piazze

Se si va a passeggio per Lecce, soprattutto di sera, con placida calma e voglia di godersi la città, si è attirati quasi magneticamente da Piazza Duomo, una delle più straordinarie piazze d’Italia, per la bellezza e l’armonia incredibili dei suoi spazi e delle forme. Una sapiente illuminazione notturna ne mette in risalto i rilievi e gli elementi architettonici, i volumi e la maestosità in un’atmosfera magica e incantata.* “Arriviamo in Piazza Duomo e poi torniamo”. Non è solo una meta, è un bisogno dello spirito.


Spaziosa e armoniosa nei volumi, ricca ma non ridondante, inattesa e discreta, intima e sacrale, è una piazza chiusa con un unico stretto accesso: i Propilei. Si apre all’incrocio fra il Decumano ed il Cardo dell’antica città romana, le odierne Via Libertini e Via Palmieri, da cui nell’antichità era attraversata. E’ un grande spazio regolare, idealmente diviso in due quadrati, quello arretrato più piccolo, quello avanzato molto più grande, definiti dalla sporgenza della fabbrica del Duomo. Per tutto il medioevo, fino al 1600, chiusa com’era da una porta e sorvegliata dall’alto campanile, ebbe il ruolo di cittadella fortificata che poteva accogliere la popolazione in caso di pericolo. Significativi interventi urbanistici susseguitisi nel corso dei secoli l’hanno portata all’attuale sistemazione consolidata già nella seconda metà del XVIII sec.


La Piazza Duomo, sorgendo, quindi, in corrispondenza dell’antico Foro della città di Lupiae, ne ereditò la duplice funzione civile e religiosa. La funzione civile era svolta da una fiera, della durata di otto giorni, ricordata fin dal 1407, detta “La Fiera del Vescovo”a cui accorrevano mercanti e compratori da tutto il territorio; dalla conseguente costruzione di botteghe artigianali come strutture idonee alle compravendite; e……., negli anni cinquanta del XX sec., ahimè!!!, da un blasfemo parcheggio, eliminato dopo qualche decennio (verso il 1985), solo quando una nuova sensibilità negli Amministratori permise che si desse inizio al percorso di recupero del centro storico.


Il Duomo, che dà il nome alla Piazza, dedicato a Maria Assunta in Cielo, fu costruito una prima volta nel 1144 per volontà del Vescovo Formoso. Circa un secolo dopo, nel 1230, il vescovo Volturio volle eseguire alcuni lavori di ristrutturazione, ma fu nel 1659-70 che venne totalmente ripristinato dal vescovo Luigi Pappacoda, il quale ne affidò l’incarico a Giuseppe Zimbalo. Il tempio che, rispetto all’unico accesso alla Piazza, ha un andamento trasversale, presenta, insolitamente, due prospetti: il principale, per intenderci quello in asse con l’Altare , è piuttosto semplice sotto il profilo decorativo, sobrio e raffinato; la facciata laterale è, invece, esuberante e sontuosa e culmina con la statua di Sant’Oronzo incorniciata in un arco trionfale. Lo Zimbalo effettuò questo ribaltamento di valori seguendo una logica prettamente urbanistica: alla prima facciata, principale sul piano liturgico ma defilata nella visuale di chi accede alla piazza dalla città, diede un aspetto alquanto in linea con i canoni della “regolarità”; all’altra, liturgicamente secondaria, ma prospiciente l’ingresso alla piazza, fu attribuito, invece, un forte ruolo di richiamo e divenne una specie di summa dell’inventiva barocca leccese.


Contrasta con lo spettacolare apparato esterno degli edifici l’austerità dell’interno del Duomo (croce latina a tre navate, 12 cappelle gentilizie, 12 altari più quello maggiore), grandioso, solenne, ufficiale, ricco di opere pittoriche e scultoree realizzate da valenti artisti ben noti nell’ambiente salentino, tra quali Cesare Penna, Giuseppe Cino, lo stesso Giuseppe Zimbalo, Giovanni Andrea Coppola e Oronzo Tiso, gran decoratore del presbiterio.


Attraverso due scale ai lati del Presbiterio si accede alla Cripta del Duomo di origine medievale che, ricostruita nei primi anni del 1500, presenta un corpo longitudinale contenente due cappelle barocche con dipinti, intersecato da un lungo corridoio la cui volta è sorretta da novantadue colonne con capitelli dalle forme inconsuete ed eleganti.


Dal 1661 al 1682 lo Zimbalo realizzò un’altra importante trasformazione nella piazza: il Campanile, prima collegato alla facciata della cattedrale medioevale, fu arretrato a filo con il transetto e poi inglobato nelle fabbriche che chiudono la piazza dal lato sinistro. Quattro piani a base quadrangolare, gradualmente più stretti, con balaustre, piramidi e decorazioni, un quinto costituito da un’edicola ottagonale a cupola, per un totale di quasi settanta metri di altezza, grandioso e slanciato, è uno dei più alti campanili d’Europa, per i leccesi un riferimento visivo che conduce verso il cuore della città dalla vasta pianura che circonda il capoluogo salentino.


Attaccato alla Cattedrale, sul lato opposto al Campanile, frontale rispetto all’accesso alla Piazza è l’Episcopio. Dietro l’aspetto barocco anche il Palazzo del Vescovo nasconde un’origine più antica; l’edificio, con pianta ad L, fu costruito, infatti, fra il 1420 ed il ’28; ricostruito nel 1632, fu modificato ancora nel 1758 dall’architetto Emanuele Manieri che aggiunse alla facciata porticata un avancorpo di raffinate linee rococò. L’orologio sulla facciata risale al 1761 ed è opera del maestro leccese Domenico Panico.


Sul lato destro della Piazza si ammira un altro gioiello dell’architettura leccese: il Palazzo del Seminario iniziato nel 1694 e terminato già nel 1709; Giuseppe Cino nella sua progettazione si ispirò sicuramente alla facciata che diversi decenni prima Giuseppe Zimbalo aveva creato per il Convento dei Celestini: due ordini di otto finestre finemente incorniciate, con portale centrale sormontato da balconata su cui si affacciano tre finestre anticipate da archi leggeri che aggiungono leggiadria ad un insieme imponente. Un terzo ordine di finestre, più tardo e molto più semplice, si arretra da una balaustra che corre lungo tutta la facciata. Nell’atrio interno, si può ammirare il celebre Pozzo, attribuito allo stesso Cino, un vero piccolo gioiello decorato con tralci d’acanto, grappoli d’uva e angeli che reggono festoni.
Nel 1761, con la costruzione degli scenografici Propilei, al posto dell’antica e angusta porta d’ingresso, la Piazza Duomo si aprì alla città.

* Piazza Duomo di Lecce è stata tra i primi siti artistici illuminati da Enel.

Luciana Pisanello per Salentonline


Riferimenti utili

Questo monumento è presente nell'itinerario: Lecce Centro Storico

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