Questo portale non gestisce cookie di profilazione, ma utilizza cookie tecnici per autenticazioni, navigazione ed altre funzioni. Navigando, si accetta di ricevere cookie sul proprio dispositivo. Visualizza l'informativa estesa.


Attore Carmelo Bene

Carmelo Bene
Categoria: Personaggi illustri
Periodo: (Campi Salentina 1937 Roma 2002)
Campi Salentina (LE)

Carmelo Pompilio Realino Antonio Bene nasce “nel sud del sud dei santi”, a Campi Salentina in provincia Lecce, il primo settembre 1937. (fonte 2) alle ore nove e trenta del 1º settembre 1937, da genitori originari di Vitigliano, piccola località del Salento meridionale, frazione di Santa Cesarea Terme. I suoi genitori gestivano una fabbrica di tabacco dove lavoravano diverse centinaia di giovani operaie. Carmelo era un bambino gracile, timido, introverso, taciturno. Sua madre era fervente cattolica, praticante, forse un po' troppo bigotta. Così l'infante Carmelo si trovò a servire un'infinità di messe, sia a Campi Salentina che a Lecce, dove abitava sua zia Raffaella, anche tre o quattro al giorno. Una vocazione, questa, che smise man mano, fino a diventare allergico a qualsiasi tipo di ritualizzazione religiosa. Frequentava la scuola degli Scolopi di Lecce, nella quale molti degli "insegnanti di religione erano oltre che degli incompetenti in teologia, anche bestemmiatori e pedofili", secondo quanto si riscontra nella sua autobiografia. L'infanzia del piccolo Carmelo trascorre così perlopiù fra i vezzi affettuosi di questa moltitudine di ragazze, la scuola degli Scolopi e le gite domenicali a Lecce.
E’ stato un attore, drammaturgo e regista italiano, conosciuto e stimato anche all'estero, considerato uno degli artisti più poliedrici nella storia del teatro.
Dopo gli studi presso l'Istituto Calasanzio dei Padri Scolopi di Campi Salentina, dove frequenta le scuole medie ed il liceo classico sino alla seconda classe, conclude gli studi classici nel collegio "Argento"dei Padri Gesuiti di Lecce. In seguito si iscrive, diciassettenne, alla Facoltà di Giurisprudenza a Roma, senza tuttavia frequentarla, tranne inizialmente per quel che riguarda le lezioni di anatomia. Si iscrive allo stesso tempo al primo anno dell' Accademia Sharoff. Da Lecce gli arriva la cartolina di precetto e parte così per la visita di Leva, ma, non volendo sprecare inutilmente 18 mesi delle sue numerose vite, evita di fare il militare fingendosi omosessuale, mandando su tutte le furie il capitano addetto al colloquio. Anche all'esame psichiatrico, che gli fu subito intentato, risultò la sua ambivalenza, guadagnando così l'attestato di Ram (ridotta attitudine militare).
Nel 1957 si iscrive all'Accademia Nazionale d'Arte Drammatica e ne frequenta i corsi per un solo anno, ritenendoli del tutto inutili.
Nel 1959 debutta come protagonista del Caligola di Albert Camus per la regia di Alberto Ruggero.
Dopo questa esperienza, Carmelo Bene diventa regista di sé: reinventando il linguaggio teatrale, con uno stile ricercato e barocco, C.B. manifesta il suo genio di attore. Non si limita a recitare (citare una cosa) e comincia così il suo “massacro dei classici”. Di questi anni sono: Pinocchio (1961), Salomè (1964), Amleto (1961), Il rosa e il nero (1966). (fonte 2)
Dopo le prime esibizioni romane, Carmelo torna a Campi Salentina con l’intento di sposare Giuliana Rossi, un’attrice fiorentina di sei anni più grande, mal vista dalla famiglia.
Nel 1960 conosce e si lega in amicizia con Aldo Braibanti e Sylvano Bussotti il quale cura le musiche dello Spettacolo-concerto Majakovskij che si tiene a Bologna nello stesso anno.
Da quel prodigioso vivaio che fu la Compagnia D'Origlia-Palmi, in auge a Roma tra gli anni '30 e '70, Carmelo Bene (loro grande estimatore) ebbe modo di prelevare attori come Manlio Nevastri (in arte Nistri), Luigi Mezzanotte e Alfiero Vincenti.
Giovanissimo capocomico, senza un soldo, circondato finalmente da guitti straordinari reperiti nel Borgo Santo Spirito dalla signora D'Origlia e dal cavalier Palmi, miei ottimi amici.
Dal '61 fino al ’63 vediamo costituirsi il cosiddetto Teatro Laboratorio (con gli attori prelevati dalla anzidetta compagnia), realizzato in un locale di Trastevere, nel cortile al numero 23 di San Cosimato. Venne poi chiuso definitivamente a causa del fattaccio del piscio sulla platea e sull'ambasciatore argentino attribuito a Carmelo Bene, ma perpetrato dal pittore argentino Alberto Greco. Al Teatro Laboratorio si allestivano i così chiamati spettacoli cabaret con titoli significativi come “Addio porco”, una specie di happening o se vogliamo una goliardata o una presa in giro, che serviva a raggranellare denaro attirando gente snob e ricca a caccia di emozioni forti. Lo spettacolo “Cristo '63” (registrato da Alberto Grifi ma che viene censurato) scatena più di uno scandalo, fino ai tafferugli con la polizia. Lo stesso Bene racconta...
« La sera della Prima successe un parapiglia infernale. Questo Greco, poco assuefatto al bere, si briaca di brutto [...] L'apostolo Giovanni (il Greco) cominciò a dare in escandescenze [...] In ribalta si alza la veste, mette il lembo fra i denti e comincia a orinare nella bocca dell'ambasciatore d'Argentina, della consorte in visone e dell'addetto culturale.
Nel frattempo, si faceva passare le torte destinate al dessert e le spappolava in faccia a quel diplomatico e signora [...] Fui condannato in contumacia [... e poi] assolto per essere estraneo ai fatti. »
Lo stesso evento si ripeté successivamente in una villa sulla Cassia Antica messa appositamente a disposizione da una gallerista, col solo scopo di far rivivere quel fatidico happening, comprensivo di tafferugli, e questa volta furono i Re Magi che si misero a orinare addosso alle signore impellicciate.
In questi primissimi anni, dal Caligola in poi, fino alla parentesi cosiddetta cinematografica, Carmelo Bene in definitiva non ebbe altro successo che di scandalo, come ricordano, fra gli altri, Franco Quadri, Lydia Mancinelli e lo stesso Carmelo Bene nella sua autobiografia.
Sempre nel 1963 e quasi subito dopo la chiusura del Teatro Laboratorio, Carmelo Bene si imbatte casualmente, per la prima volta, in un'edizione laforguiana, che gli farà concepire poi i suoi Amleti, pervertiti puntualmente in Laforgue. Già pensa alla sua prossima Salomè; legge anche The Monk di Matthew Gregory Lewis che porterà in scena nel 1966 con la rivisitazione dal titolo Il Rosa e il Nero. Questo stesso anno ('63) viene allestito l'Edoardo II tratto da Marlowe che, in una delle sue repliche all'Arlecchino, ebbe fra gli spettatori la compagnia degli attori del Living Theatre, di passaggio a Roma, con i quali si legò in amicizia.
Comincia in questo periodo il lungo sodalizio artistico-sentimentale con l'attrice Lydia Mancinelli la quale per la prima volta recita in "La storia di Sawney Bean" del '64. Negli anni '60-70 Lydia Mancinelli [18] e Alfiero Vincenti saranno per Carmelo Bene due figure fondamentali e insostituibili.
Il 1964 segna anche l'anno del debutto al Teatro delle Muse della prima Salomè tratta da Oscar Wilde, con la partecipazione di Franco Citti nella parte di Jokanaan [19]. Lo spettacolo fu osannato sia da Ennio Flaiano che da Alberto Arbasino, oltre che da John Francis Lane inviato del Times di Londra; fu criticato aspramente da Giuseppe Patroni Griffi.
Carmelo Bene pensa ora di abbandonare il teatro per dedicarsi ad altro. Nel 1967 Pier Paolo Pasolini lo invita a partecipare al suo film Edipo re. Intanto Nelo Risi, avendo progettato un film su Pinocchio, propone la parte della fatina a Brigitte Bardot, quella di Pinocchio a Carmelo Bene e quella di Geppetto a Totò; ma questi purtroppo morì proprio nel 1967, mandando in fumo il progetto. Nello stesso anno Bene inizia la sua esperienza da regista cinematografico, arrivando, l’anno successivo, a vincere il Leone d'Argento al Festival di Venezia con quello che viene considerato il suo capolavoro: Nostra Signora dei Turchi. Nel 1969 vediamo Bene partecipare come attore in Umano non umano, un film di Mario Schifano. La parentesi cinematografica durerà fino al 1973, costituita da una serie di lungometraggi epocali come Capricci (1969), Don Giovanni (1970), Salomè (1972), oltre al già citato Nostra Signora dei Turchi, che spesso produssero in Italia reazioni sconsiderate, violenza gratuita e spaccatura in due di pubblico e critica, tra fautori e detrattori. Un Amleto di meno segna la fine di questa meteorica apparizione cinematografica di Carmelo Bene, esperienza mai più ritentata. Il 1970 è l'anno in cui Carmelo Bene conosce il pittore Salvador Dalì ed Emilio Villa, che contribuiscono a segnare la sua esperienza artistica. In questo stesso anno un Don Chisciotte televisivo commissionato dalla Rai sfumò, poiché il progetto venne ritenuto impopolare. Il cast d'eccezione contemplava, oltre a Carmelo Bene, artisti di fama come Eduardo De Filippo, il clawn sovietico Popov e Salvador Dalí (scenografo). Stessa sorte toccò a un altro progetto filmico fatto insieme con Eduardo, tratto da La serata a Colono di Elsa Morante. Scrive inoltre A boccaperta, pensato inizialmente come una sceneggiatura dedicata a San Giuseppe da Copertino. Partecipa inoltre in qualità di attore a film come Necropolis di Franco Brocani e a Storie dell'anno mille di Franco Indovina.
Con gli anni settanta iniziano le assidue frequentazioni della Versilia dove Bene incrontra intellettuali e uomini di cultura come Eugenio Montale, Vittorio Bodini, lo scultore Henry Moore. Inizia anche il febbrile interessamento di Bene per la storia medicea e in particolare per Lorenzino de' Medici, detto Lorenzaccio, la sfinge medicea, che lo farà impazzire per un decennio.
Nel 1975 Carmelo Bene partecipa come attore nel film di Glauber Rocha Claro. Tra la fine degli anni settanta e l’inizio degli anni ottanta Bene conoscerà grandi successi. Nel 1977 viene messo in onda il Riccardo III televisivo. Il 1979 segna l'inizio del suo periodo cosiddetto concertistico, arrivando ad esibirsi alla Scala di Milano con un memorabile Manfred in forma di concerto accompagnato dalle musiche di Robert Schumann. Di questo anno è un Otello televisivo, realizzato a Torino insieme a Cosimo Cinieri, ma il restauro e il montaggio venne iniziato soltanto nel 2001, sotto la vigile direzione di Bene. [24]Il 1980 vede la V edizione dello Spettacolo-concerto Majakovskij al Teatro Morlacchi di Perugia e l' Hyperion.
Nel 1981, con la Lectura Dantis dalla Torre degli Asinelli di Bologna, porta la lettura della Divina Commedia davanti ad un pubblico di oltre centomila persone, in occasione del primo anniversario della strage della stazione. Terza edizione del Pinocchio al Teatro Verdi di Pisa. Nell'estate dell '82 a Forte dei Marmi scrive Sono apparso alla Madonna, titolo che gli viene suggerito dall'inconsapevole Ruggero Orlando, in preda ad una delle sue sbornie.
Anche se contrito da vari malanni fisici e dagli abusi, prosegue forsennato, anche se in modo discontinuo, a calpestare le scene teatrali. Nel 1983 abbiamo la rappresentazione del Macbeth al Teatro Lirico di Milano, L' Egmont in Piazza Campidoglio a Roma; l' Adelchi nel 1984 al Teatro Lirico di Milano; Lorenzaccio nel 1986 al Ridotto del Teatro Comunale di Firenze. Il 12 settembre del 1987 Carmelo Bene è a Recanati per recitare i Canti di Leopardi e il 10 novembre dello stesso anno al Teatro Piccinini di Bari con Hommelette for Hamlet.
Nel 1988 Carmelo Bene viene nominato clamorosamente direttore artistico della sezione teatro della Biennale di Venezia, suscitando non poche polemiche, finendo poi per degenerare il tutto in querele e contro-querele, ricorsi, per un'intricata faccenda di competenze e responsabilità, e addirittura di appropriazione indebita di opere d'arte. Il 12 gennaio 1989 vede la seconda edizione della Cena delle beffe al Teatro Carcano di Milano e il 26 luglio dello stesso anno il Pentesilea al Castello Sforzesco che l'anno dopo, il 19 maggio, verrà ripreso a Roma, al Teatro Olimpico.
Nonostante gli acciacchi e i diversi interventi chirurgici subiti, e che subirà ancor più in seguito, non tradirà la sua fama di enfant terrible. Memorabili furono le sue apparizioni televisive a Mixer Cultura (1988) e al Maurizio Costanzo Show (1994 e 1995).
Alla fine del dicembre del 1990 Carmelo Bene è a Mosca per insistenza e intraprendenza di un suo grande ammiratore, Valerj Shadrin realizzando un successo strepitoso.
Nel febbraio del 1992 Carmelo Bene spende 200 milioni di lire per far pubblicare e reiterare delle inserzioni pubblicitarie o propagandistiche sul "Messaggero" e la "Repubblica" che in definitiva si dimostreranno essere tout court potenti armi scagliate soprattutto contro il "Ministero dello spettacolo" e il Teatro Stabile. Questo evento clamoroso fu infatti avvertito come una calunnia e un danno da parte degli interessati addetti ai lavori, tanto che seguiranno poi querele, con richiesta di risarcimento di due miliardi di lire, da parte del Teatro di Roma, rivolte contro i quotidiani anzidetti e contro lo stesso Bene.
Nel 1994 vediamo Bene con l'Hamlet Suite al 46° Festival shakespereaniano al Teatro Romano di Verona. Nel 2000 con la pubblicazione del poema 'l mal de' fiori viene acclamato "poeta dell'impossibile" dalla Fondazione Schlesinger, istituita da Eugenio Montale, la cui presidenza onoraria era tenuta allora da Rita Levi-Montalcini. Il 6 ottobre del 2000 Carmelo Bene affida, tramite pubblico testamento, i diritti delle sue opere alla fondazione l' Immemoriale di Carmelo Bene.
Fra i suoi principali amici e collaboratori vi furono il noto attore, autore e regista tarantino Cosimo Cinieri ed il famoso pittore e scenografo leccese Tonino Caputo. (fonte 1)

Carmelo Bene e il rapporto con la critica

 
È proverbiale il disprezzo che Carmelo Bene ha riservato da sempre ai parvenu della critica teatrale e al giornalismo dei gazzettieri nostrani. Fin dall'esordio e per diversi anni Carmelo Bene fu stroncato, o, nel migliore dei casi, ignorato, ignominiosamente, dalla critica e dai mass-media, puntualmente italiani. Nella Vita di Carmelo Bene, egli afferma addirittura che se non fosse stato per Lydia Mancinelli (alla quale era legato sentimentalmente), che si era assunta l'onore e l'onere delle pratiche burocratiche e legali, e tant'altro, avrebbe con molta probabilità rinunciato al teatro. All'estero invece, come in Francia e in Gran Bretagna, Carmelo Bene era visto di buon occhio e certamente molto più apprezzato di quanto non lo fosse in Italia. Già dal suo debutto a Roma, con Caligola, il giornalista John Francis Lane scrisse una recensione elogiativa sul Times di Londra, intuendo subito il grande talento di questo attore appena esordiente. Ciò provocò reazioni concitate fra la massa intollerante dei critici italiani che con stupore e scandalizzati interpellarono lo stesso Lane come se questi avesse dovuto per forza loro renderne ragione...
I primi suoi anni di carriera furono i più difficili, costretto a svolgere, suo malgrado, il ruolo ingrato dell'artista maledetto, a vivere avventurosamente, a praticare la sua attività teatrale con i più impensati sotterfugi, che a volte sembrano superare il limite del rocambolesco.
Clamorosa ed epocale fu la presa di posizione di Carmelo Bene al lido di Venezia, quando presentò Nostra Signora dei Turchi, dichiarando con veemenza, e certamente con una rabbia somatizzata da anni, che non aveva nessunissima intenzione di parlare con la stampa italiana e lo stesso Carlo Mazzarella, inviato della Rai commenta...
Carmelo Bene ha dichiarato che avrebbe abbandonato la conferenza stampa, se tutta la stampa italiana non avesse abbandonato la sala, perché ha detto di avere dei fatti personali contro tutta la stampa italiana...

Muore dando “vita” ad un’incredibile ennesima rappresentazione il 16 marzo del 2002: con la bara ancora aperta, tra il dolore di pochi amici intimi e di Luisa Viglietti (donna che lo ha accompagnato, curato e accudito negli ultimi anni della sua vita) entrano in casa Raffaella Baracchi e la figlia Salomè, con tanto di avvocato. (fonte 1) Per espressa sua volontà il suo corpo fu cremato e il suo funerale non reso pubblico. La lapide riporta solo il suo nome e cognome e le date, di nascita e di morte. (fonte 2)

E’ stato uno di quei personaggi che o si amavano o si odiavano. Bene, sempre in guerra con il mondo e con se stesso, amava definirsi “Macchina attoriale” oltre ad essere tifoso sfegatato del Milan.
Il suo testamento spirituale è stata l’istituzione della Fondazione “L’immemoriale di Carmelo Bene” con sede a Otranto, di cui è depositaria la sua ultima compagna. Enrico Ghezzi ha commentato la sua scomparsa scrivendo che "Non può essere morto chi ha sempre dichiarato di non essere nato". (fonte 3)



Fonte: (Fonte 1: Wikipedia; (Fonte 2: Sito ufficiale di Carmelo Bene; (Fonte 3): ecodelcinema.

Visualizza la galleria immagini del personaggio

ClioCom © copyright 2024 - Clio S.r.l. Lecce - Tutti i diritti riservati