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Poeta Quinto Ennio

Ennio Quinto Fonte: Wikipedia
Categoria: Personaggi illustri
Periodo: (Rudiae 239 A.C. - Roma 169 A.C.)
Lecce

Poeta latino

La vita


Quinto Ennio nacque nel 239 a.C. a Rudiae, città dell'antica Calabria (odierno Salento), in cui allora convivevano tre culture: quella greca che aveva come centro maggiore Taranto, quella dei centri minori indigeni e quella dell'occupante romano. Aulo Gellio testimonia infatti che Ennio era solito dire di possedere "tre cuori" (tria corda), perché "sapeva parlare in greco, in latino e in osco". Singolare espressione che riflette però un'esperienza comune di soggetti bilingui o plurilingui, di partecipare cioè non solo a diverse strutture linguistiche, ma a diverse "visioni del mondo", indissolubilmente legate alle lingue. Munito di tre cuori, Ennio si trovava dunque nella condizione migliore per divenire (come di fatto divenne) operatore di mediazioni culturali.
Durante la seconda guerra punica militò in Sardegna e nel 204 lì conobbe Catone il Censore, che lo portò con sé a Roma. Giunto nella capitale, ottenne la protezione di illustri uomini politici come Scipione l'Africano e poco tempo dopo entrò in contatto con il Circolo degli Scipioni, trovandosi in conflitto con l'amico Catone, diffidente nei confronti delle altre culture e di quella greca in particolare. Pare che la loro amicizia si ruppe quando Ennio chiese a Catone di fargli ottenere la cittadinanza romana, che questi non gli fece ottenere. Ennio la ottenne poco tempo dopo grazie all'influenza degli Scipioni.
Ennio morì a Roma nel 169 a.C. e per i suoi meriti, oltre che per l’amicizia personale, fu sepolto nella tomba degli Scipioni, sull'antica Via Appia. (fonte 1)

Le opere (fonte 1)


È noto che fino a Virgilio l'epos enniano fu ritenuto la più alta poesia di Roma. Quinto Ennio contribuì ad adattare l'eredità della cultura ellenica alla lingua e allo spirito romano. Sostituì l'antico saturnio con l'esametro omerico. Adottò l'esametro dattilico nel poema epico Annales , che narrava la storia di Roma da Enea ai tempi a lui contemporanei, esaltando le virtù e le gesta dei romani, e dando lustro alle famiglie potenti che lo protessero. Per questo si propose come l'Omero latino - ossia dei romani - perché artefice del primo grande poema che narrava le gesta del popolo romano, tale da significare per esso quello che Omero aveva significato per il popolo greco. I poeti lo definivano "l'altro Omero" perché già i suoi contemporanei si erano accorti della grandezza del Poeta: Ennio è infatti il primo ad essere chiamato dai biografi latini col nome universale di Poeta per distinguerlo da quello più generico di scriptor. (fonte 2)

Tra le altre opere di Quinto Ennio, ricordiamo:
- Sabinae (opera storico-mitologico: narrava l'episodio del ratto delle Sabine, celebrando alcune leggendarie figure della storia romana tra cui quella del primo re di Roma, Romolo);
- Epicharmus (poema: dedicato ad un autore comico greco della Sicilia, vissuto tra il VI e il V secolo a.C., considerato un poeta-filosofo di Agrigento. Dell'opera, scritta in settenari trocaici, ci restano pochissimi frammenti e tratta la teoria filosofica dei quattro elementi originari di Empedocle, acqua, terra, aria e fuoco. Con quest'opera si diffusero delle teorie di tipo pitagorico, concentrate nel tema della metempsicosi o anche detta reincarnazione dell'anima);
- Hevemerus (opera: la figura di Evemero, filosofo greco del IV secolo a.C., il quale sviluppò l'idea che gli dei dell'antichità, invece che essere creature mitiche, erano di fatto personaggi storici, re ed eroi esecutori di imprese straordinarie e in seguito divinizzati. Inoltre frammenti del suo pensiero furono ripresi anche da Karl Marx; questa filosofia non troverà mai spazio a Roma e sarà sempre violentemente boicottata assieme all'epicureismo, perché a Roma la religione viene utilizzata soprattutto come strumento di potere);
- Hedyphagetica (poema didascalico: sulla cucina probabilmente con contenuto sperimentale, ironico e parodico. Conosciamo molto poco su di essa In quanto non ci è giunta. Essa è composta in esametri, e se, come si pensa, è stata composta prima degli Annales, si tratta della prima opera latina composta in esametri);
- Medea (fabula cothurnata: si tratta di una delle tragedie latine di età arcaica di cui è rimasto il maggior numero di frammenti, diciassette, ed è possibile ricostruirne con una certa precisione la trama originaria);
- Saturae (opera letteraria: Sebbene condividano il nome con la satura drammatica, rappresentano le prima opera del nuovo genere della satira, più tardi forse ripreso dal nipote Marco Pacuvio e codificato da Gaio Lucilio. Delle Saturae enniane sono giunti ad oggi poco meno di venti frammenti. Le Saturae, composte in più metri, quali il senario o altro verso giambico o il verso sotadeo, sono un'opera a carattere miscellaneo, che presenta grande varietà stilistica e tematica: momenti autobiografici di intonazione alta o dimessa e a sentenze morali si alternano parti dialogate o descrittive. Apparteneva probabilmente alle Saturae lo Scipio, carme dedicato a Publio Cornelio Scipione Africano, vincitore della battaglia di Zama);
- Scipio (poemetto: l'autore in esso elogia le gesta di Scipione l'Africano, eroe della seconda guerra punica, di cui fu protetto. Del poemetto ci sono giunti alcuni frammenti, per un totale di quattordici versi. La data di stesura ci è ignota: è forse di poco successiva alla battaglia di Zama, svoltasi nel 202 a.C., o alla morte di Scipione stesso (183 a.C.). Probabilmente lo Scipio apparteneva alle Saturae, raccolte miscellanee riguardanti argomenti vari, dallo storico al filosofico);
- Ambracia (fabula praetexta: Seconda praetexta composta da Ennio, dopo le Sabinae, l'opera, di argomento romano e di tono patriottico e celebrativo, fu composta per celebrare la vittoria riportata nel 198 a.C. dal console Marco Fulvio Nobiliore contro gli Etoli, nell'Epiro meridionale, che si concluse con la presa della città capitale dei nemici, Ambracia. Lo stesso Ennio partecipò, con l'intento di cantare alla maniera ellenistica le gesta del condottiero, alla spedizione);
- Tieste (tragedia: si ripropone il mito dei gemelli Atreo e Tieste: una conflitto continuo tra i due, dovuto ad una maledizione contro loro padre Pelope. Talmente violenta era questa rivalità che ne morirono Agamennone (figlio di Atreo), i figli di Tieste e un altro figlio di Tieste, Egisto, concepito attraverso un rapporto incestuoso con la figlia Pelopia. Infatti era stato predetto dall'oracolo che il figlio avuto tra Tieste e la figlia sarebbe stato colui che avrebbe ucciso Atreo. Egisto morirà per mano di Oreste, vendicatore del padre Agamennone. Rilevante nella tragedia per determinare l'immensa crudeltà di Atreo è la scena dove Tieste decide di andare al banchetto allestito dal fratello, in un atto di riappacificazione. Lì Tieste scoprirà che al banchetto è servita la carne dei figli morti).

Andromaca prigioniera;

Epigrammi


Numerose Istituzioni scolastiche sono state nominate in memoria di Quinto Ennio, come per esempio il Liceo Classico di Taranto, la Scuola Media Statale di Lecce, il Liceo Ginnasio di Gallipoli (Le), la Scuola Media di Roma.




Fonte: (fonte 1) Wikipedia (fonte 2) eneaportal.unile.it

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