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Dopo oltre 40 anni riprendono gli scavi a Grotta Romanelli, una delle più importanti testimonianze della presenza dell'uomo paleolitico in Italia.

apertura grotta romanelli


Grotta Romanelli rappresenta un sito di importanza mondiale per lo studio della preistoria, dell'evoluzione umana e dei cambiamenti climatici avvenuti nel corso degli ultimi 100 mila anni. Si trova sulla costa orientale della penisola salentina precisamente in località detta Romanelli, nei pressi di Castro (Lecce)
La ripresa dei lavori di scavo sarà presentata in una conferenza stampa che si terrà mercoledì 1° luglio p.v. alle ore 12 presso il castello di Castro alla presenza del Soprintendente per l'Archeologia della Puglia Prof. Luigi La Rocca e del Dott. Salvatore Bianco, Funzionario della Soprintendenza e coordinatore del Centro Operativo per la Archeologia del Salento, oltre che dai direttori di scavo Prof. Raffaele Sardella del Dipartimento di Scienze della Terra della Sapienza - Università di Roma e Dott. Massimo Massussi.
Le attività di scavo e di ricerca, autorizzate dalla Soprintendenza per l'Archeologia della Puglia,   per il triennio 2015-17, saranno condotte da un team di archeologi, geologi e paleontologi che comprende il Dott. Luca Bellucci, il Dott. Dawid Adam Iurino, la Dott.ssa Ilaria Mazzini e la Dott.ssa Sonia Tucci, oltre ad altri specialisti e collaboratori.
Il Prof. Sardella è stato Presidente dell'Istituto Italiano di Paleontologia Umana ed insegna Paleontologia alla Sapienza. Si occupa dello studio dei vertebrati quaternari del Vecchio Mondo e  ha scritto su diverse pubblicazioni dei siti pugliesi, tra cui l'articolo sul cranio di lupo proveniente dalle Terre Rosse di Grotta Romanelli, digitalizzato e ricostruito con tecniche tomografiche.
Il Dott. Massussi è un archeologo preistorico, specializzatosi in Francia, che ha preso parte attiva a campagne di scavo e ricerche in Francia, Libia, Turchia, Armenia in campagne di ricerca archeologiche promosse dalla Sapienza. Il Dott. Massussi promuove inoltre iniziative di archeologia sperimentale aperte al grande pubblico.
Grotta Romanelli con il suo giacimento archeologico e fossilifero del Pleistocene Superiore finale rappresenta un importante sito di riferimento per lo studio della preistoria italiana.
Nella grotta, oggetto di indagine dall'inizio del '900 fino all'inizio degli anni '70, sono state rinvenute testimonianze di fasi diverse della presenza umana per un intervallo temporale esteso decine di migliaia di anni. La scoperta di strumenti in pietra ha consentito per la prima volta agli studiosi di riconoscere la presenza del Paleolitico in Italia dando origine ad un acceso dibattito che vide coinvolte personalità del calibro di Stasi e Regalia e del Pigorini ed ebbe risonanza internazionale.
Le prime ricerche sistematiche furono condotte, all'inizio del XX secolo, da P.E. Stasi ed E. Regalia (1904), seguite poi dagli scavi diretti da C.A. Blanc (1920, 1928); gli ultimi interventi di scavo risalgono agli anni '70 ad opera di I. Biddittu, P.F. Cassoli e M. Piperno. Tali ricerche furono finalizzate alla descrizione della successione stratigrafica e dei ritrovamenti archeologici, oltre a fornire le prime datazioni del deposito e indicazioni sulle facies culturali presenti nel deposito antropico.
Nonostante Grotta Romanelli sia storicamente un sito di notevole importanza per il Paleolitico italiano, in tempi recenti gli studiosi si sono rivolti, prevalentemente, al contenuto archeologico e paleontologico delle "Terre Brune" datate al Paleolitico Superiore (strati A-E), a 10.640 +/-100 (strato D) e a 9.880+/-100 (strato A) anni fa. La sequenza delle "Terre Rosse" è riferibile al Paleolitico Medio (strato F), grazie alla datazione del velo stalagmitico a 40.000 anni fa e a quella della stalagmite a 69.000 anni fa (strato H).  Nel corso delle passate campagne di scavo, il sito ha restituito numerosi manufatti litici e in osso, pietre incise, resti di arte parietale con composizioni geometriche e zoomorfe oltre a ossa umane provenienti dalle "Terre Brune", evidenziando una documentazione tanto ricca quanto unica della presenza umana nella grotta a partire dal Paleolitico Medio.
Nei depositi della grotta quindi è testimoniato l'avvicendamento dell'Uomo di Neandertal con Homo sapiens che ha lasciato evidenze di un periodo che gli studiosi hanno denominato Romanelliano. Di grandissimo interesse infine le figure incise sulle pareti della grotta che suscitano l'interesse degli studiosi di tutto il mondo.
I depositi che riempiono la grotta, le brecce ossifere, le Terre Rosse e le Terre Brune, contengono una grande quantità di resti fossili che testimoniano la presenza di proboscidati, rinoceronti, ippopotami, iene, lupi e altre specie animali che documentano i cambiamenti climatici avvenuti nella cosiddetta "era glaciale". La presenza dell'alca (Pinguinus impennis), uccello simile a un pinguino, estinto in epoca storica, è un indicatore di un clima molto più freddo di quello attuale. 
I reperti fossili di Grotta Romanelli rivestono quindi un ruolo di cruciale importanza sia per comprendere l'utilizzo umano delle risorse animali, sia per analizzare in dettaglio i fenomeni di dispersione e di adattamento delle faune durante le fasi glaciali e interglaciali del Pleistocene Superiore, evidenziando una stretta connessione dell'uomo all'ambiente circostante.
Molti temi quindi sono stati evidenziati da oltre un secolo di ricerche, ma molti sono gli argomenti ancora da sviluppare ed approfondire e che potranno fornire ulteriori importanti elementi di interesse scientifico: rinvenimento di nuovi fossili e strumenti litici, nuove datazioni per reperti e sedimenti, analisi della sequenza stratigrafica con metodologie moderne.

Per affrontare le molteplici tematiche rappresentate dalla grotta l'attività del gruppo di ricerca,  che include paleontologi, archeologi, geologi ed altri esperti, seguirà un approccio multidisciplinare.
Insieme alle convenzionali metodologie di indagine archeologiche e geo-paleontologiche saranno adottati metodi legati all'uso di strumenti moderni come droni, laser scanner e TAC applicate ai reperti fossili scoperti.
I risultati degli studi e le scoperte attese saranno oggetto di articoli scientifici su riviste internazionali e saranno presentate al grande pubblico nel corso di attività divulgative appositamente organizzate sul territorio. L'utilizzo di droni e laser scanner intende fornire inoltre gli elementi fondamentali per produrre un database e strumenti di elevato livello per favorire la conoscenza, la conservazione e la fruizione di un sito così importante.
Grotta Romanelli quindi sarà al centro di un rinnovato interesse scientifico che intende alimentare una nuova attenzione nei riguardi del sistema di siti di interesse scientifico e culturale che fanno del Salento un'area unica a livello internazionale.

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